La Guardia Costiera, su mandato della Procura della Repubblica di Bari, ha eseguito oggi un sequestro preventivo di un’area industriale di circa 10.000 metri quadri situata alla periferia di Monopoli, coinvolta in gravi violazioni ambientali. Lo stabilimento, specializzato nel trattamento e nella finitura di alluminio e semilavorati, è al centro di un’indagine iniziata nel 2021, a seguito di numerose segnalazioni di emissioni maleodoranti che avevano suscitato allarme sociale tra i residenti.
Le indagini: reati e accuse
L’attività investigativa, coordinata dal pool ambiente della Procura di Bari, ha evidenziato numerosi reati ambientali e omissioni che avrebbero portato a vantaggi economici illeciti per l’azienda, derivanti dalla mancata osservanza di norme e cautele obbligatorie. Le indagini, condotte con il supporto di un ingegnere ambientale nominato ausiliario di Polizia Giudiziaria, hanno incluso:
- Ispezioni in loco.
- Analisi documentale approfondita.
- Testimonianze raccolte.
Secondo il decreto di sequestro, emesso dal GIP, lo stabilimento presentava un concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato o un aggravamento delle conseguenze ambientali, rendendo necessaria la misura preventiva.
Reati contestati
L’indagato, il legale rappresentante dello stabilimento (attualmente a piede libero), è accusato di una serie di reati gravi, tra cui:
- Inquinamento ambientale (art. 452 bis c.p.): per il deterioramento significativo di acqua, aria e suolo.
- Mancanza di Autorizzazione Integrata Ambientale (art. 29-quattuordecies del Codice dell’Ambiente): esercizio dell’attività senza le necessarie autorizzazioni, con scarico illecito di acque reflue e rifiuti pericolosi.
- Gestione illecita e abbandono di rifiuti (art. 192 e 256 del Codice dell’Ambiente): deposito incontrollato di rifiuti speciali e sversamento nel suolo e nella falda acquifera.
- Miscelazione illecita di rifiuti (art. 187 del Codice dell’Ambiente): mescolanza di rifiuti pericolosi con caratteristiche diverse e non pericolosi.
- Scarichi abusivi (art. 137 del Codice dell’Ambiente): apertura di nuovi scarichi di acque reflue senza autorizzazione.
- Emissione di sostanze pericolose (art. 279 del Codice dell’Ambiente): omissione della comunicazione obbligatoria delle emissioni.
- Getto pericoloso di cose (art. 674 c.p.): emissioni moleste di gas e vapori oltre i limiti di tollerabilità.
- Violazione norme antincendio (art. 20 D.Lgs 139/2006): mancata presentazione della richiesta di rinnovo per la conformità antincendio.
- Violazione leggi sanitarie (art. 216 R.D. 27.07.1934): mancato avviso preventivo di attività insalubri con emissioni pericolose.
Condizioni dello stabilimento
Le condizioni dello stabilimento sono state descritte come precariamente strutturali e igienico-sanitarie inadeguate, aggravando ulteriormente il quadro delle accuse. Secondo le autorità, le emissioni e gli scarichi non autorizzati hanno provocato danni significativi all’ambiente e alla salute pubblica.
Fase investigativa
Le indagini si trovano ancora nella fase preliminare e necessitano di ulteriori verifiche processuali in contraddittorio con la difesa. Tuttavia, le autorità sottolineano la gravità degli illeciti rilevati e il pericolo concreto di un loro proseguimento in assenza di misure restrittive.